L'area forense

Ipotesi ricostruttiva di un'abitazione tardo-antica

Lo scavo nel foro ha interessato l'intera porzione nord del complesso monumentale. È stata posta in luce tutta l'area del portico settentrionale e tre degli ambienti che su questo si affacciavano, nonché parte della piazza, per un'area complessiva indagata di circa 300 mq. Lo scavo ed un preliminare scotico superficiale ha permesso di ricostruire con sufficiente dettaglio le principali fasi di trasformazione del complesso monumentale dal momento della sua creazione fino alla sua definitiva obliterazione e scomparsa dopo un ultima frequentazione in età islamica.

Una prima sistemazione monumentale dell'area è databile dai dati di scavo nel corso della fine I - inizi II secolo, quando viene creata un'ampia terrazza artificiale mediante la costruzione di un muro di contenimento verso valle. Sul lato nord della terrazza vengono costruiti affiancati due edifici a pianta rettangolare di dimensioni e tecnica costruttiva analoga. È stato al momento scavato solo l'edificio più a est che ha evidenziato per la sua fase originaria una tecnica muraria in buona opera a telaio ed una pavimentazione in semplice cocciopesto. Pur non potendo affermare con sicurezza che in questa fase l'area sia già adibita a foro, appare evidente la sicura destinazione pubblica del complesso.
Nel corso probabilmente della metà/seconda metà del II secolo l'area subisce una forte ridefinizione degli spazi, operata attraverso un allargamento della terrazza verso la sommità della collina il cui versante viene tagliato e spianato. In questo momento - databile da riferimenti epigrafici all'età di Marco Aurelio - in cui l'area è già sicuramente piazza pubblica forense, nella nuova parte della terrazza vengono costruiti una serie di nuovi edifici mentre una delle strutture costruite in precedenza viene restaurata in quanto "vetustate corrupta". Lo spazio creato viene articolato in una piazza rettangolare di circa 481 mq con ingresso posto nell'angolo sud-est dell'area, pavimentata con lastre di calcare, orientata in direzione est - ovest e delimitata a nord e sud da due porticati. Il portico nord presenta una pavimentazione a mosaico solo parzialmente conservata, in tessere bianche e nere, con motivo di tipo geometrico ad elementi romboidali in forma di squame allungate, bipartite e adiacenti. Su questo si affacciano i due ambienti rettangolari più antichi a cui si affianca un piccolo edificio su podio con abside nel muro di fondo per contenere la statua di culto.
Non si conosce praticamente nulla della parte sud del foro anche se la morfologia e le dimensioni della terrazza escludono una presenza di analoghi edifici posti in modo simmetrico rispetto al lato opposto. La tecnica costruttiva degli edifici di questa fase è profondamente diversa, con muri in cementicio rivestiti da un doppio paramento a "petit appareil". Nella piazza e sotto i portici dovevano essere collocate le numerose basi di statue dedicate dalla cittadinanza ad imperatori o personaggi particolarmente importanti legati alla politica cittadina che sono state rinvenute nel corso dello scavo reimpiegate nelle strutture successive di età tardo antica.
Importanti restauri vengono condotti nel foro in età severiana, dovuti in parte a necessità di restauro di alcuni edifici ed in parte per una volontà di abbellire e monumentalizzare l'area pubblica cittadina. In particolare, l'iscrizione monumentale sull'architrave dei portici che affiancavano la piazza ne ricorda il loro completo rifacimento nell'anno 207 d.C. I nuovi portici hanno colonne monolitiche di calcare conchiglifero a fusto liscio poste su basi di tipo composito e capitelli corinzi. Importanti restauri con rifacimenti delle pavimentazioni sono attestati anche in due ambienti in cui vengono stesi mosaici con motivi vegetali stilizzati.
L'utilizzo dell'area come piazza pubblica prosegue sicuramente fino alla fine del IV secolo, quando ancora sono attestate dediche di statue ad imperatori o a benemeriti della comunità ma non prosegue oltre la fine del V secolo, quando è registrabile la presenza di abitazioni private che invadono lo spazio pubblico ormai in stato di avanzato abbandono.

Nell'ultimo quarto del V secolo, quando il foro sembra perdere la sua connotazione pubblica, nel complesso viene impiantata una casa privata con annessa area di produzione dell'olio. L'abitazione interessa tutta la parte nord del foro ed è costituita da una serie di vani costruiti intorno ad un cortile centrale che sfruttano direttamente le strutture pubbliche imperiali ma ne riducono gli spazi con tramezzi e nuove murature. Queste sono caratterizzate largamente dal riutilizzo di elementi monumentali tra cui basi onorarie, architravi e lastre architettoniche che vengono reimpiegate come stipiti, ortostati e paramenti. A questa tecnica è affiancato l'utilizzo di murature e tramezzi in argilla rinvenuti in parte in posto e in parte in fase di crollo all'interno degli ambienti. In questo momento i piani di vita delle nuove abitazioni e delle aree esterne sono ancora costituite dai piani originali della fase imperiale.

Dopo un lungo periodo di abbandono di oltre due secoli in cui nell'area si deposita uno spesso strato di natura colluviale che copre e nasconde buona parte delle strutture antiche, si assiste ad un nuovo sfruttamento dell'area in età araba. Probabilmente nel corso del X secolo, nella parte nord-occidentale del foro si impianta un'abitazione con caratteristiche edilizie e di cultura materiale simili a quelle individuate nella "cittadella".
L'abitazione è formata da un lungo ambiente rettangolare di nuova costruzione che collega e riutilizza i due ambienti formanti l'angolo nord-ovest del foro imperiale. I tre ambienti così ottenuti erano raccordati da alcuni gradini per eliminare i salti di quota presenti. I piani pavimentali erano in terra battuta per il vano di nuova costruzione e con rudimentali lastricati negli altri due. Il vano ad ovest ha mostrato una prima fase di utilizzo come magazzino in cui era presente un silos per lo stoccaggio del combustibile (pani di sterco animale impastato con paglia) utilizzato per il riscaldamento ed una successiva attività in cui era destinato a camera per dormire, testimoniata dalla presenza di una dukkana. A sud della casa era presente un cortile in cui la frequenza di buche di palo di piccole e medie dimensioni e di tagli sembra indicare la presenza di recinzioni per animali, tendaggi e strutture leggere.
La presenza di alcuni fornetti per la cottura del pane (tabouna) rinvenuti nelle aree attorno all'abitazione, i reperti e la tecnica edilizia impiegata trovano significativi confronti con il quartiere medievale della vicina cittadella e contribuiscono a delineare l'estensione e la disposizione dell'abitato islamico di Uchi Maius nel corso del X-XI secolo.

Sauro Gelichi, Marco Milanese, Marco Biagini.

Testo tratto dal catalogo della mostra "La collina dei sotterranei. Un decennio di scavi in Tunisia" (Sassari, Tunisi, Rabat 2004).