La cittadella islamica
Le indagini archeologiche realizzate tra il 1995 e il 2002 all'interno del recinto fortificato ubicato nella zona sommitale di Uchi Maius si sono concentrate in due aree diverse, situate agli angoli est ed ovest del lato meridionale della Cittadella fortificata. In entrambe le zone, grazie alla rimozione estensiva dello strato humotico superficiale, è stata individuata una serie di edifici di modulo stretto ed allungato, disposti intorno ad aree di cortile. Vista la rispondenza delle evidenze archeologiche nelle due zone campione indagate, è oramai evidente che l'arco cronologico di costruzione e delle prime fasi di frequentazione di questi edifici, organizzati lungo il perimetrale all'interno della fortezza, è compreso tra il X e l'XI secolo, con primi rialzamenti delle quote di calpestio ed accrescimenti planimetrici entro il XIII secolo ed una presenza continua e organizzata nei secoli centrali del medioevo islamico.
Con le prime operazioni di scavo, concentrate nella parte sud-orientale (ambienti: 1, 2, 3, 7 e 8; cortile) è stato possibile verificare come tali strutture testimoniassero la presenza di una fase complessa di insediamento islamico, medievale e post-medievale, probabilmente connesso, già al momento della costruzione, con la stessa recinzione fortificata.
Il volume interno di questi ambienti, sigillato dai crolli parziali delle murature, ha rivelato quasi sempre un'organizzazione bipartita dello spazio: una parte del vano infatti era rilevata e/o lastricata, e probabilmente fungeva da giaciglio (dukkana). Inoltre sono state individuate numerose tracce di focolari sulle pavimentazioni in terra battuta, soprattutto in prossimità delle aperture di accesso.
Il corrispettivo di questo periodo di vita dell'insediamento nell'area del cortile relativo è rappresentato dalla realizzazione di alcuni piani lastricati prospicienti alle entrate degli ambienti 2 e 3, di numerosi fornetti tronco-conici usati per la cottura del pane (tabuna) e di due fosse per l'interramento di rifiuti, poste presso il limite occidentale, che hanno restituito una buona quantità di reperti faunistici e ceramici. Per avere a disposizione un campione più ampio, è stato avviato un settore di indagine anche nella parte diametralmente opposta, ad ovest. I sondaggi in approfondimento in un ambiente e nel cortile ad esso prospiciente hanno fatto registrare una dinamica delle frequentazioni sia del vano, sia dello spazio aperto analoghe a quanto riscontrato nella zona orientale. L'unica peculiarità di questa area è risultata l'organizzazione dello spazio nel cortile esterno, dove, oltre alle zone pavimentate e ai tabuna, è stata rinvenuta una struttura in pietra che doveva costituire una sorta di canalizzazione, forse in antico collegata ad una cisterna individuata tra l'area 6400 e l'ambiente 6200.
E' interessante notare che per l'ambiente 3 e parte del cortile relativo ad est, come per il vano ad occidente e lo spazio esterno connesso, sia stata documentata anche una fase di rioccupazione delle strutture in età post-medievale (XVIII-XIX secc.), prima ancora di una serie di attività connesse all'impianto di un uliveto e poi alla pastorizia, in un'epoca ancora più vicina ai giorni nostri (XX sec.).
Le ricerche stratigrafiche nella zona orientale della Cittadella hanno permesso di documentare anche le evidenze relative alla frequentazione dell'area nel periodo compreso tra VI e IX-X secolo d.C.: in primo luogo le fasi di cantiere per la costruzione delle prime case islamiche lungo il recinto (IX-X secolo) ed i residui conseguenti alle attività di rasatura di alcune murature ad esse precedenti, le cui creste sono cominciate ad apparire attraverso l'area destinata, nei secoli centrali del nostro Medioevo, a fungere da cortile.
Per quanto il periodo di transizione abbia presentato evidenze ancora da valutare con la prosecuzione degli studi, comunque è ormai evidente che in questi secoli furono riutilizzate molte delle strutture della città romana. Tra queste anche la serie di cisterne disposte lungo l'isoipsa perimetrale del colle sommitale sul quale è stata poi edificata la Cittadella. Infatti negli ultimi anni, oltre al completamento delle indagini nelle case e nel cortile dell'area 3000, è stata scavata stratigraficamente anche una di queste strutture idriche, che risultava ubicata sotto la zona sud/est dell'ambiente 2.
Queste strutture, che hanno un orientamento completamente diverso dai perimetrali delle case islamiche e della fortezza, sembrano essere state in uso tra il VI e gli inizi del VII secolo. Rimane tuttavia da definire la loro funzione specifica, soprattutto in relazione all'utilizzo contemporaneo di altri edifici nelle immediate adiacenze e anche ad evidenze di analoga cronologia venute alla luce nelle altre aree della città.
Uno degli aspetti più interessanti, almeno per un vano tardo-antico individuato nella zona meridionale del cortile 3100, riguarda poi la sua risistemazione (ripresa delle creste con pietre rozzamente sbozzate, con probabile alzato in materiale deperibile) ed utilizzazione come abitazione, dopo un breve abbandono, in un periodo posteriore agli inizi del VII secolo. In questa fase si realizza una nuova apertura che collega l'ambiente ad un cortile posto ad oriente; il piano di calpestio interno, in origine lastricato, viene lasciato coperto da uno strato argilloso che forma una pavimentazione in terra battuta sulla quale, soprattutto negli angoli in prossimità dell'uscita, si accendono focolari.
La cronologia di questa fase non è stata definita ancora in modo stringente, ma i materiali rinvenuti sono parzialmente diversi da quelli delle fasi tardo-antiche, né contengono ceramica islamica rivestita, comunque attestata nel sito a partire dal IX-X secolo, presentando un panorama costituito solo da ceramiche grezze e depurate, alcune delle quali probabilmente attribuibili ad ambito islamico.
La cisterna analizzata (area 9000), costruita con tutta probabilità in epoca romana, deve essere stata regolarmente usata per le scorte di acqua fino all'epoca bizantina post-vandala: in questo momento, infatti, viene rinforzata con l'introduzione di un pilastro centrale a sostegno della volta ed è probabilmente impiegata come magazzino sotterraneo, come testimonierebbero alcune forme ceramiche trovate sistemate a ridosso della parete settentrionale. Tale rifunzionalizzazione tuttavia sembra riguardare solo il VI secolo. Nel periodo successivo il vano sotterraneo viene abbandonato, lasciato aperto e soggetto ad allagamenti periodici, fino a quando, nel X secolo, diventa luogo per lo scarico di materiali provenienti dalla pulizia di focolari, contemporanemente alla costruzione dell'insediamento islamico fortificato sulla sommità dell'antica città.
Sauro Gelichi, Marco Milanese, Monica Baldassarri.
Testo tratto dal catalogo della mostra "La collina dei sotterranei. Un decennio di scavi in Tunisia" (Sassari, Tunisi, Rabat 2004).