Scavi nella città di Uchi Maius
Uchi Maius è una città di origine numida a 120 km a ovest sud-ovest di Tunisi (Governatorato di Béja). Il primo insediamento indigeno fu arricchito da coloni probabilmente Getuli sin dal 103 a.C., veterani della guerra giugurtina ricompensati da Mario con terre e cittadinanza romana; a questi si aggiunsero con Augusto dei coloni italici che costituirono un piccolo insediamento urbano dipendente da Cartagine giustapposto, probabilmente, alla comunità indigena sino a quando, con Severo Alessandro (230 d.C.) Uchi Maius ottenne l'autonomia e fu elevata alla dignità di colonia romana.
Sede episcopale nel V secolo, la città era ancora vitale sia in età vandala sia con i bizantini. Dopo un periodo di abbandono,
l'insediamento riprese brevemente vita fra il IX-XII secolo, secondo logiche abitative del tutto nuove che sfruttavano parzialmente le strutture urbane di età classica.
La città, sostanzialmente nota solo attraverso le numerose iscrizioni e le rare fonti letterarie, grazie alle indagini congiunte tunisine-sarde, coordinate da Mustapha Khanoussi e Attilio Mastino, ha rivelato un assetto monumentale insospettato:
il foro con una pizza lastricata e cinta da portici, sulla quale si affacciava un monumentale tempio di Giove Capitolino e altri edifici di culto o amministrativi, ornati di mosaici, statue e iscrizioni onorarie per imperatori e illustri Uchitani; l'anfiteatro, edificato nel III secolo d.C.; due archi onorari sempre del III secolo; un impianto termale, con mosaici praticamente intatti, della prima metà del IV secolo; la basilica paleocristiana, provvista anch'essa di pavimenti musivi.
Indagini mirate sono state destinate alla viabilità urbana e al sistema di adduzione delle acque.
Accurate analisi archeologiche, archeometriche, storiche e epigrafiche hanno permesso di correlare questo apparato monumentale alla ricchezza agricola della regione, fondata in particolare sulla produzione dell'olio destinato all'esportazione, tanto florida da permettere ad alcune famiglie di questo piccolo centro di assurgere a posti di rilievo nell'amministrazione romana e nella stessa Roma; lucerne prodotte a Uchi Maius sono diffuse in tutte le province occidentali, nell'Urbe e particolarmente in Sardegna.
La prosperità continua ancora in età vandala come provano i numerosi impianti produttivi, spesso disposti in batteria e destinati probabilmente a ricevere prodotti semilavorati da simili impianti ubicati nelle campagne, occupano edifici pubblici e interi quartieri abitativi ormai dismessi, a testimonianza di uno sfruttamento quasi "industriale" delle risorse agricole. Queste attività parrebbero interrompersi in età bizantina, quando il nucleo abitativo fu fortificato e ulteriormente ridotto.
Dopo una fase di abbandono conseguente l'invasione araba, modeste abitazioni sparse furono realizzate nell'area un tempo occupata dalla colonia: le indagini hanno permesso in questo caso di verificare una differente organizzazione degli spazi abitativi e dell'economia domestica e di determinare tenore di vita e abitudini dei nuovi Uchitani.