I pericoli per i giovani. Droga, l’isola snodo dei traffici

La Nuova Sardegna 20 marzo 2022

I PERICOLI PER I GIOVANI.

DROGA, L’ISOLA SNODO DEI TRAFFICI

 

di Antonietta Mazzette

 

I recenti casi di overdose da eroina sono la punta di un iceberg più imponente di quanto si pensi e hanno ragione gli esponenti della comunità S’Aspru a manifestare preoccupazione per la crescita di questa tossicodipendenza

Così come hanno ragione a sottolineare che il ritorno all’eroina sia dovuto al fatto che è una sostanza alla portata di tutti. Questo mercato è assai redditizio perché è una sostanza tagliata più volte, venduta al minuto e che «con la parificazione quod poenam fra droghe leggere e pesanti... gli originari spacciatori di hashish sono diventati anche o esclusivamente spacciatori di eroina o cocaina », come ha scritto il procuratore della Repubblica di Sassari Gianni Caria nel volume “Dualismo in Sardegna” (Angeli 2019). Ma soffermarsi solo su questa sostanza non consente di avere un quadro completo della situazione. Mi permetto così di anticipare alcuni dati di un lavoro di prossima pubblicazione del nostro Osservatorio sulla criminalità (OSCRIM), riferiti al quinquennio 2017/2021.

Ebbene, in Sardegna sono stati sequestrati oltre 132 quintali di droghe (tra cocaina, eroina, marijuana, hashish, sintetiche, et al.). Chiaramente si tratta di un dato che non può tener conto di quanto è sfuggito al controllo delle forze dell’ordine, perciò è necessariamente sottostimato. Ma per capire quanto sia florido il mercato delle droghe in Sardegna, andrebbero aggiunti i quantitativi tanto in transito, quanto prodotti in loco, come le piantagioni di cannabis, solo in parte destinate al consumo interno. Il che significa che la Sardegna sta diventando sempre più anche esportatrice: in particolare negli ultimi due anni sono stati sequestrati circa 700 chilogrammi di marijuana pronti per la distribuzione in altre regioni italiane e in alcuni Paese europei, come ad esempio la Germania. Chi sono gli autori di questo traffico? Delle circa 1400 persone individuate, il 75% sono italiani (prevalentemente sardi) e il restante sono stranieri provenienti nell’ordine decrescente da: altri paesi europei (Albania e Romania), Africa, America del sud (Colombia e Repubblica Dominicana) e Asia (Siria e Afganistan). Dall’Africa provengono complessivamente 197 autori, con la Nigeria che si colloca nettamente al primo posto (153), seguita dal Marocco (14). Come avviene per altre tipologie di criminalità, questi autori sono maschi per oltre il 90%, con un’età che per il 45% si colloca tra i 19 e i 39 anni.

Quali sono le destinazioni finali di questi traffici? Seppure ci siano delle “piazze” privilegiate per la commercializzazione, come Cagliari, Sassari, Olbia, Nuoro e Oristano – e ciò è dovuto ai maggiori flussi di persone e denaro –, rispetto al passato bisogna registrare il fatto che sono coinvolti ormai anche le aree rurali e i piccoli insediamenti. Ovvero, è la Sardegna ad essere investita da questo mercato.

Questi scarni numeri “raccontano” molte cose della Sardegna, qui mi limito a segnalarne tre: innanzitutto, l’Isola è diventata un importante snodo del Mediterraneo che vede coinvolte e in rapporto tra loro organizzazioni criminali locali, nazionali e internazionali, e ciò significa che la criminalità tradizionale ben si è adattata ai mutamenti globali; in secondo luogo, c’è un Pil legato alla cosiddetta economia informale e illegale, di cui non si può non tener conto quando si parla tanto di redistribuzione della ricchezza, quanto di crescita del disagio sociale; in terzo luogo, il mercato delle droghe è tanto più florido quanto più induce una domanda che coinvolge ormai anche gli adolescenti. Ciò significa che le politiche di contrasto non possono essere esclusivamente di tipo repressivo e giudiziario, bensì devono essere politiche di supporto agli individui più fragili e perciò facili vittime di questo mercato. Queste politiche sono le più difficili da pensare e adottare, ma sono anche le più idonee a sconfiggere il mercato delle droghe.